Non dobbiamo accettare idee o concetti senza impiegare la nostra capacità di distinguere ma non dobbiamo, neanchè, rifiutare tutto per paura, sarcasmo o pigrizia. E' lo spirito di questo blog! Buona lettura! No tenemos que aceptar ideas o conceptos sin impiegar nuestra capacidad a distinguir pero no tenemos, tampoco, que refutar todo por miedo, sarcasmo o pereza. Es el espiritu de este pequeno blog! Buena lectura! Nous ne devons pas accepter idées ou concepts sans utiliser notre capacité de reflexion mais nous ne devons pas non plus tout rejeter par peur, sarcasme ou paresse. C'est l'esprit de ce petit blog! Bonne lecture!

vendredi 26 décembre 2008

IL METODO TOMATIS PROCURA UN UDITO PIU’ AMPIO

IL METODO TOMATIS PROCURA UN UDITO PIU’ AMPIO
di Alix Kirsta, articolo apparso su Vogue, Francia, giugno 1992 e su Nexus, Italia, 10, 1997


Quanto seriamente dovremmo prendere la moderna minaccia dell'inquinamento acustico? L'anno scorso
(1991), ufficiali britannici per la salute ambientale hanno ricevuto oltre 100.000 lamentele per il rumore,
mentre negli USA l'Istituto Nazionale della Salute ha stimato che più di 10 milioni di americani vengano
regolarmente esposti a livelli di rumore che possono causare perdita di udito, con discoteche ed impianti
stereo personali quali principali cause di preoccupazione. Quelli potenzialmente più dannosi, quindi, sono i
suoni 'ricreativi' dei quali andiamo in cerca di proposito, e dai quali dipendiamo per il piacere e la fuga, o la
cacofonia urbana di ogni giorno alla quale, infine, diventiamo impenetrabili. Come sottolinea il Professor
Chris Rice, Direttore dell'Istituto di Ricerca sul Suono e le Vibrazioni presso Southampton, il vero pericolo è
che "non è che ci si abitua al rumore, è che si diventa sordi. E se non sordi, comunque menomati
funzionalmente in altri modi, sottili e meno ovvi.
Secondo il pioniere europeo nel campo della audio-psico-fonologia (APF) - lo studio della relazione tra
orecchio, voce e psiche - sebbene l'udito sia probabilmente il primo dei nostri sensi a svilupparsi, rimane il
meno studiato e compreso, e viene da tutti dato largamente per scontato, meno da coloro cui sono stati
diagnosticati problemi di udito. Tuttavia dopo una vita dedicata all'analisi e al miglioramento delle funzioni
dell'orecchio umano, il Professor Alfred Tomatis conclude che quello di più vasta estensione, tra tutti i sensi,
rimane generalmente quello più imperfetto.
L'eponimo metodo Tomatis a prima vista sembrerebbe informato più dalla filosofia new age che dalla
scienza medica. L'apparente eterodossia di alcune delle opinioni di Tomatis - per esempio, che da quattro
mesi e mezzo in poi il feto inizia ad ascoltare la voce della madre, distinguendola dal sottofondo di brontolii
viscerali, e diventa dipendente da un 'dialogo' intrauterino che poi sviluppa attraverso l'infanzia - cela il suo
curriculum professionale di specialista otorinolaringoiatrico (ORL) con 45 anni di esperienza in trattamenti
di successo di problemi comportamentali, audio-vocali e di apprendimento.
In 150 centri in tutto il mondo - dove è adesso disponibile la 'cura dell'ascolto' del Professor Tomatis,
inizialmente sviluppata nella sua clinica di Parigi - insegnanti, musicisti, psicologi e terapeuti di varia
estrazione stanno applicando con successo la tecnica a svariati disturbi di apprendimento e di comunicazione.
La tesi di Tomatis, cioè che tutti i problemi di comunicazione o di apprendimento hanno la loro origine in
capacità di ascolto sottosviluppate o menomate, sta guadagnando credibilità presso i vari terapisti che
operano nel campo del linguaggio e dell’ascolto.
Disfunzioni come l'analfabetismo, la balbuzie, la dislessia, l'incapacità di apprendere le lingue, la
diminuzione di concentrazione e di memoria, la mancanza di scorrevolezza o coerenza verbale, come pure
problemi più generalizzati tra i quali depressione, affaticamento e timidezza sono, secondo Tomatis, connessi
ad una menomazione delle capacità uditive, che ci disconnette dal nostro ambiente e quindi ci rende incapaci
di comunicare come dovremmo col mondo esterno.
La cruciale distinzione tra udire (fondamentalmente un processo sensorio passivo di assorbimento del
suono) e ascoltare (la concentrazione volontaria su specifici suoni) è necessaria, dice Tomatis, alla
comprensione di come e perché la 'naturale' auto-espressione e comunicazione spesso vacilla o viene meno
del tutto. Persino capacità non vocali come la scrittura, che traduce suoni in forma grafica, potrebbero
risentirne se i suoni del linguaggio sono scarsamente integrati. In casi estremi, il ritiro da una vita e una
comunicazione normale potrebbero essere cronici, come nel caso dell'attore Gerard Depardieu il quale, sino
al suo giungere da Tomatis nella tarda adolescenza, era stato troppo inibito per parlare liberamente con altre
persone.
Figlio di un cantante d'opera, Tomatis possiede un orecchio musicale innato. Fu la sua iniziale esperienza
come specialista ORL, operando con lavoratori in fabbrica menomati all'udito e, più significativamente, con
cantanti d'opera come Maria Callas, ad instillargli inizialmente l'opinione che i problemi vocali cronici
possono essere causati non da deformità strutturali nella laringe ma dall'ascolto della propria voce: un meccanismo
che egli definisce "auto ascolto". Ciò lo convinse che si può riprodurre vocalmente soltanto quello
che l'orecchio può udire. Analizzando l'udito dei suoi pazienti, scoprì che non solo ogni persona possiede una
peculiare curva uditiva -coi picchi e i cavi che indicano quali parti dello spettro acustico l'orecchio registra
più o meno chiaramente - ma che quelle frequenze che si sentono meno o non si sentono per nulla
corrispondono sempre allo spettro che non si riesce a riprodurre facilmente parlando o cantando. Questa
scoperta venne riconosciuta formalmente come Effetto Tomatis dall'Accademia delle Scienze francese, nel
1957.
A causa della sua connessione neurale diretta con l'emisfero sinistro - il lato del cervello che sovrintende i
processi di pensiero logico e le attività che includono il parlare - l'orecchio destro normalmente è, o dovrebbe
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essere, quello dominante: l'orecchio “musicale” nel caso di cantanti e musicisti. Esso pertanto gioca un ruolo
cruciale nel vitale ciclo di reazioni tra il parlare o il cantare e l'atto di ascoltare. Ogni squilibrio o interferenza
col funzionamento dell'orecchio destro causa una distorsione nella voce, mentre la parlata perde la sua
scorrevolezza.
Sintonizzando il suo equipaggiamento elettronico, Tomatis fu in grado di identificare il ruolo cruciale dei
suoni ad alta frequenza, dai 4.000 cicli al secondo (Hz) in su, nell' ascoltare e nel parlare. Una carenza di
scorrevolezza, musicalità o tono vocale diventa più evidente quando rimaniamo esposti principalmente alle
frequenze basse - ad esempio, quando i bassi su un impianto stereo vengono tirati su - verso le quali sembra
essere principalmente armonizzato l'orecchio sinistro. Tali effetti nocivi diventano più pronunciati quando le
alte frequenze, verso le quali l'orecchio destro è più sensibile, vengono diminuite o escluse del tutto. Poiché
la banda delle frequenze alte - tra i 2.000 e i 4.000 Hz - copre l'estensione superiore della voce umana in
molte lingue, dandole il suo timbro, il grado al quale essa è, o non è, raccolta dall'orecchio, è ovviamente
cruciale per la teoria dell'effetto reciproco orecchio-voce.
Le implicazioni della sua scoperta per gli studenti di lingue straniere è affascinante, poiché suggerisce che ci
sia una vali-da base scientifica per la mancanza di un 'buon orecchio' per le lingue, che nessuna quantità di
apprendimento tradizionale può alterare. Stando alle scoperte di Tomatis, ogni nazione possiede un 'orecchio'
etnico collettivo, e lo spettro di ascolto degli abitanti è governato da una 'frequenza preferita' che si riflette
anche nel loro parlare. Così l'orecchio' tedesco, dice Tomatis, ascolta tra i 100 e i 3.000 Hz; quello francese
tra i 1.000 e i 2.000; quello inglese tra i 2.000 e i 12.000; quello americano tra i 750 e i 3.000. L'apparente
facilità con cui gli slavi padroneggiano le lingue straniere è dovuta al loro spettro di ascolto
straordinariamente alto, dai 100 agli 8.000 Hz.
"La loro attitudine è più per ascoltare che per parlare," spiega. La teoria potrebbe spiegare perché, ad
esempio, un francese ha difficoltà a sintonizzarsi con l'orecchio inglese ma non quello americano: la banda
americana raggiunge il suo picco a 1.500 Hz, non troppo lontana da quella francese.
Il successo del suo metodo come un aiuto linguistico viene dall'insegnare agli studenti a modificare il loro
udito, e così adattare il loro modo di conversare per corrispondere alla gamma di frequenze della lingua da
loro scelta. Il modo più veloce ed efficace per farlo, dice Tomatis, è far ascoltare agli studenti nastri realizzati
con suoni, ritmi e frequenze specifiche di una data nazione. Per armonizzarsi alla parlata, ai suoni ed ai ritmi
americani prima delle riprese del film Green Card, Gerard Depardieu consultò nuovamente Tomatis, stavolta
per sottoporsi ad una “rinascita sonora” in stile americano.
Quantunque il metodo di Tomatis venga sempre più applicato da insegnanti e terapeuti per migliorare le
prestazioni delle capacità linguistiche e vocali, e per trattare le incapacità di apprendimento dei bambini, che
vanno dalla dislessia alla scarsa concentrazione e memoria sino a disturbi come la balbuzie e persino
l'autismo (che Tomatis interpreta come la maggiore espressione del rifiuto di ascoltare di un bambino), molte
delle sue teorie sottostanti rimangono controverse. I professionisti combattono, ad esempio, con la sua
visione dell'orecchio non soltanto come un semplice strumento per udire e mantenere l'equilibrio, ma come
un generatore che utilizza l'energia vibratoria del suono per caricare l'organismo intero attraverso le ossa, le
viscere e gli impulsi neurali - in particolare, stimolando l'energia corticale e l'attività del cervello e
procurando così la motivazione per parlare, comunicare ed apprendere.
Siccome i sottili peli sensori nell'orecchio interno sono molto più densi nell'area che reagisce alle alte
frequenze che in quella riservata a quelle basse, Tomatis afferma che non dovrebbe essere un gran mistero
quali suoni posseggano le maggiori proprietà energizzanti, o perché. "È’ risaputo che l'apparato auditivo
funziona come una dinamo ricaricante o energizzante," mi ha detto Tomatis. "Esso fornisce la corrente per
alimentare il cervello." Egli usa una combinazione di musiche di Mozart e di canti gregoriani attraverso tutti
gli stadi e le applicazioni del suo metodo, poiché afferma che la loro struttura ricca di armoniche e la
predominanza di frequenze alte possiedono un potere di generazione straordinario. Potrebbe essere che
l'orecchio funzioni anche come regolatore di altre funzioni corporee, come crede Tomatis? Dato che quasi
tutti i nervi craniali portano all'orecchio, forse questo non è così fantasioso come sembra. Tomatis non è il
solo a collegare l'ascolto della musica, il canto, e le sensazioni di benessere e di maggiore energia. In
Inghilterra, il terapeuta sonoro Jill Purce ha da parecchio riconosciuto ed applicato i benefici terapeutici del
suono e delle armoniche superiori dei canti tibetani per il trattamento di una moltitudine di malanni fisici e
psicologici. Secondo Tomatis, la più plausibile spiegazione razionale per questi effetti positivi è che tutti gli
organi ed i processi vitali sono influenzati dall'orecchio tramite il loro legame con il decimo nervo craniale,
che direttamente e indirettamente, tramite diramazioni, collega l'orecchio ad ogni altro organo del corpo. Per
quanto possa essere insolita, questa prospettiva dell'orecchio illustra perché così tanti “cattivi ascoltatori”
non soltanto hanno difficoltà di apprendimento e di dialogo ma, oltre alle loro voci uniformi e senza colore,
soffrono anche di altri sintomi generalizzati di affaticamento e di depressione, nonché coordinazione,
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equilibrio e postura imperfetti. Essa indica anche perché il miglioramento nell'umore e nei livelli di energia
sia uno degli effetti del programma di addestramento che si notano immediatamente -programma nel quale
l'invenzione di Tomatis, 1'"orecchio elettronico", sovrappone un ascolto 'perfetto', consentendo al paziente di
ascoltare la musica, i discorsi o la sua stessa voce, ma corretta elettronicamente per enfatizzare le frequenze
più alte, sino a quando il suo orecchio non sia sufficientemente condizionato a coglierle naturalmente.
Ma in primo luogo, come e perché tanti di noi diventano cattivi ascoltatori? Secondo Billie Thompson,
Direttrice del Centro di Apprendimento e di Ascolto Sonoro di Phoenix, Arizona, un “buon ascoltatore” può
essere menomato ad ogni età, tramite incidenti, shock emozionali, malattie, cambi nello stile di vita, o traumi
sofferti in precedenza, alla nascita o dopo, indebolendo così il collegamento audio-vocale tra madre e bimbo,
che costituisce la base per la successiva acquisizione delle capacità di linguaggio e di comunicazione del
bambino. "L'incapacità di udire naturalmente la voce della madre potrebbe avere un traumatico impatto
emozionale sugli infanti," asserisce, "dovuto sia a difficoltà psicologiche causate da ritardi nello sviluppo, o
perché la madre non è lì col bimbo a causa di qualche separazione prolungata, come una adozione, una
malattia o anche la morte". Un'esperienza del genere potrebbe impedire al bimbo di rispondere a determinati
suoni, incluso il parlare, anche successivamente - qualcosa che gli specialisti APF identificano come un
istintivo meccanismo di difesa verso suoni troppo forti o associati con l'esperienza del trauma.
Fisiologicamente, questo meccanismo di difesa si manifesta attraverso la graduale perdita di elasticità di
due piccoli muscoli, lo stapedius e il tensor tympani, che sono collegati al martelletto e alla staffa, i due
ossicini dell'orecchio medio, ed infine la perdita del tono necessario a percepire e distinguere le frequenze
sonore. La funzione principale dell'orecchio elettronico è condizionare questi muscoli a rispondere in modo
più efficace a tutte le frequenze, e stimolare la funzione dominante dell'orecchio destro. Col miglioramento
delle capacità di ascolto, gli studenti partecipano più attivamente - parlando, recitando, cantando - mentre
ascoltano la retroazione delle loro voci “migliorate” elettronicamente, sino a quando riproducono
naturalmente e spontaneamente quei suoni desiderati. Col miglioramento dell'ascolto, così migliora la
qualità, la modulazione, la scorrevolezza e l'articolazione del loro parlare.
A parte i suoi evidenti vantaggi per cantanti, musicisti, linguisti, attori, e tutti quelli dipendenti da buone
capacità di comunicativa, questo metodo è particolarmente prezioso per superare le difficoltà di
apprendimento. La struttura, i contenuti e la lunghezza dei programmi variano - in media 30 giorni di
sessioni di ascolto diluite nell'arco di alcuni mesi - ma quasi tutti cominciano con una ricreazione dei primi
stadi di sviluppo uditivo e del linguaggio per superare i blocchi causati dai traumi iniziali. Questa include
suoni simulati del grembo e una “nascita” sonora, basata su registrazioni filtrate (se possibile) della voce
della madre, il principale istigatore del desiderio di un bambino di comunicare col mondo esterno. Gli
studenti proseguono poi con l'ascolto di nastri che incorporano ritmi, canti, canzoni popolari, esercizi vocali,
e fonemi - i fondamenti del linguaggio - riprodotti a frequenze progressivamente più alte. Infine, lo studente
legge o canta a voce alta sotto l'orecchio elettronico, per rinforzare il suo controllo audio-vocale.
A sottolineare tutto questo c'è il leitmotiv mozartiano, come aiuto alla ricettività, al rilassamento e alla
motivazione. Ma perché Mozart? Decenni di ricerche dimostrano che nonostante la loro bellezza, i lavori di
altri compositori non migliorano le capacità auditive, la concentrazione e la prontezza.
Al contrario, Chopin tende a incoraggiare i sogni ad occhi aperti e la distrazione collegati alle difficoltà di
apprendimento; Beethoven può approfondire sensazioni di depressione e melanconia; mentre Paganini,
Wagner o le marce militari potrebbero suscitare nei bambini irritabilità, aggressività e iperattività. Le più
distruttive, avverte Tomatis, echeggiando altri ricercatori sul suono, sono le nuove 'droghe sonore' - musica
rock ad alto volume, impianti stereo personali - che ipnotizzano ed innalzano le sensazioni corporee tramite
stimolazioni a bassa frequenza, mentre distruggono l'orecchio e le sue funzioni, isolandoci dal nostro
ambiente e frantumando ogni desiderio di comunicazione. Quando siamo tentati di chiudere il mondo fuori
della porta in questo modo, faremmo bene a ricordare il possibile costo della fuga.



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? POR QUÉ MOZART ?

El profesor Tomatis, otorrinolaringolo francés, descubrió este efecto hace mas de 40 años y desde entonces lo usa en el método que lleva su nombre y que se aplica en más de 250 centros en el mundo.

"Mozart fue un virtuoso del sistema neurovegetativo y un especialista en neurología funcional", escribe en su libro dedicado al compositor y que tituló justamente "Pourquoi Mozart".
Fernando Nuñez, musicoterapeuta del Centro Tomatis Chile traduce y explica las ideas centrales de este libro.

Según Tomatis, hay varias maneras de probar las cualidades terapéuticas excepcionales de la música de Mozart. Las mas evidentes son : el análisis estético y psicológico de sus composiciones; los efectos neurofisiológicos en el cuerpo humano y por ultimo ; el análisis en laboratorio del espectro sonoro de su música.
Desde el punto de vista estético o psicológico Tomatis distingue una serie de cualidades que están presentes simultanea y permanentemente en todas las composiciones de Mozart.
Que tiene de especial entonces esta música ?
Hay en todas sus frases, escribe Tomatis, en sus ritmos y en sus secuencias una sensación de libertad y rectitud que nos permite respirar y pensar con facilidad. Nos transmite algo especial que pone en evidencia nuestro potencial creativo y nos hace sentir como si fuéramos los propios autores de lo que escuchamos. Nos hace creer que la frase musical se desarrolla de la única manera como podría desarrollarse.
En sus obras reina un sentimiento de seguridad permanente. No hay momentos insólitos. Todo esta perfectamente ligado. El pensamiento se desarrolla sin choques ni sorpresas. Mozart se vuelve así accesible a todos y jamás nos cansamos de escucharlo.
Sentimos constantemente una felicidad y un sentimiento de perfección que no se encuentra en ningún otro compositor, por mas alegre que este sea. Mozart nos lleva a otro universo, nos hace resonar a través de nuestras fibras mas sensibles. Gracias a su música podemos vibrar con nosotros mismos, tomar conciencia de nuestro ser. A Mozart no le interesa en absoluto revelarse en nosotros, sorprendernos, dejarnos atónitos. Al contrario, con su música nos conduce a un lugar donde comenzamos a ser nosotros mismos.
Su ritmo es el del universo; su virtuosismo instrumental : el cuerpo humano
Mozart tradujo los ritmos eternos a su manera y a la nuestra. Supo adaptarlos a nuestras propias neuronas. Su instrumento no fue ni el piano ni el violín sino el hombre mismo. Supo ponerlo en resonancia musical con el universo. Y este es el milagro de Mozart : colocar al ser humano al unísono con la armonía universal.... ..
El universo esta lleno de ritmos. Todo tiene su ciclo, todo es periódico: los años, las estaciones fluviales, el día y la noche, las distancias interplanetarias, los ciclos de vida, el pulso cardiaco, la respiración, el movimiento infinitesimal de la materia, en fin...
Todo es música para quien sabe percibir las cadencias y discernir las combinaciones, para quien sabe descubrir los ritmos vitales en su multiplicidad y transcribirlos de manera que sean accesibles. Mozart logra despertar todos los ritmos fundamentales inherentes a cada uno. De esta manera no hay ninguna restricción, ninguna obligación, ninguna imposición. El ritmo llega a ser la medida del pasaje del tiempo de cada uno y de cada cosa. En estas condiciones los ritmos respiratorios y cardiacos se instalan con toda libertad. De la misma manera se armonizan todos los movimientos propios de la gesticulación, bajo la influencia del conjunto de esos ritmos de fondo. Esta libre adhesión, este consentimiento espontáneo no puede ser inducido mas que por una música libre, desprovista de medidas rígidas que en beneficio de un ritmo impuesto, hagan perder, olvidar u omitir la presencia de los movimientos vitales. La música de Mozart deja emerger en cada uno de nosotros el ritmo resultante de nuestras propias vibraciones de base.
"Yo no conozco otro más que Mozart para alcanzar este nivel", dice Alfred Tomatis. Y lo comprobó clínica y estadísticamente, sanando a mas de 100.000 pacientes con la música de este compositor. Además realizó experiencias sorprendentes en un monasterio en Bretania con vacas que escuchando sinfonías de Mozart aumentaron notablemente su producción de leche. En Munich realizó experimentos con niños desahuciados llegando a normalizar signos vitales con música de Mozart, sonidos fetales y la voz materna.
Otras experiencias similares se hicieron con vegetales, en Canadá, donde constataron mejoras en el crecimiento y en la "tonicidad" de las plantas.
Pero mas allá de todo, Mozart tocó el cuerpo humano como nadie jamas lo ha hecho. Su música hace vibrar y fluir el propio canto de cada ser humano. Pone en resonancia el potencial de quien lo escucha. En Mozart nos reencontramos todos.
Son esos ritmos fundamentales que Mozart ha sabido explotar y de los cuales no se separara jamas, bajo ningún pretexto de innovación. Su composición será siempre de alto nivel, aparentemente fácil incluso en la complejidad.
Su música es siempre joven, sin angustia, ni contaminación
Toda su producción es fresca y serena, escribe el doctor Tomatis. Mozart es el más joven de los compositores y esta característica de juventud le da una calidad especifica a su expresión musical.
La música de Mozart es de todos los tiempos, de todos los momentos, y a pesar de estar marcada por la época es joven ante todo. Tiene el ritmo de un corazón que late como el de un niño, aun cuando Mozart se encuentre extenuado, al borde del aniquilamiento.
La producción de Mozart no es una invención en el sentido clásico del termino. Es la expresión de lo que es, de lo que él ha percibido y que nos transmite irresistiblemente. Su creación no está contaminada; es pura, sin alteraciones, sin búsqueda estética. En la última carta a su padre le escribe " ..todo esta compuesto, solo falta escribirlo".
Su percepción del mundo fue cadenciada al ritmo de su metrónomo cardiaco. Su corazón de niño marca las modulaciones de la expresión de su alma directa y simpáticamente conectada al logos musical.
En Mozart todas sus obras musicales están libres de tragedia y drama. Nos puede hacer vivir o sentir los sentimientos de dolor mas lacerante pero en todo momento lo trágico esta transformado, trascendido.
Pero, por qué Mozart ?
Porque Mozart tuvo una vida prenatal excepcional. Su madre, que vivió un embarazo feliz, impregnado de música y del amor de su marido - talentoso compositor -, le pudo transmitir al feto el deseo de nacer, de vivir y de comunicar con la misma fuerza que lo deseaba. Wolfang gozó de un entorno familiar y musical formidable, que le permitió codificar su sistema nervioso sobre ritmos fisiológicos verdaderos, universales, cósmicos, dice Tomatis. Esto le permitió ajustar su instrumento corporal a las modulaciones sentidas durante este periodo y su ritmo seguirá siendo el mismo aun cuando comience a hablar, a crear, a componer desde los cinco años hasta su muerte.
Mozart es una manifestación encarnada de la música, la trasciende. Tiene momentos de éxtasis - explica Tomatis - donde se lo ve en verdaderos estados de secreción, transpirando música, bajo la influencia de una especie de escritura espontánea que lo impulsa a proyectar todo lo que le invade. Aparece entonces como en un estado iniciatico que no puede rechazar por cuanto es una situación vital para él. Mozart canta con su ser - agrega Tomatis - . vive con él, se encuentra a su propia disposición a pesar de él mismo.
EFECTOS NEUROFISIOLÓGICOS DE LA MÚSICA DE MOZART
La música, una necesidad del sistema nervioso
La música es una necesidad, dice Tomatis. Favorece la cristalización de diferentes estructuras funcionales del sistema nervioso. Facilita la producción de energía ligada al estimulo del cerebro, indispensable para pensar. Ella abre el camino a la voz cantada y a la expresión corporal. "La música preexiste al lenguaje, por lo menos es mi convicción", continua. Ella toma a cargo el cuerpo en su totalidad afín de modelarlo en una arquitectura verbalizante. De la música nacen los ritmos y las entonaciones inherentes a los procesos lingüísticos.
Toda producción musical cualquiera sea el instrumento utilizado, cualquiera sea el modo de ejecución desemboca en el único instrumento receptor-productor que es el cuerpo humano. En el se inscriben las leyes armónicas. Y la música no puede ser escuchada si no esta en correspondencia con las posibilidades de integración del aparato corporal. Se requiere una puesta en correspondencia del instrumento cuerpo. Todas las potencialidades son inscritas en el aparato corporal, como lo son aquellas que se refieren a los lenguajes, de los cuales los diferentes parámetros dependen únicamente del uso que sepamos hacer de este.
Porque nos gusta o nos desagrada una determinada música ?
Explica Tomatis: cuando una persona se encuentra sumergida en la música puede acusar dos comportamientos: o bien se entrega sin resistencia y su adhesión es total, es decir, está en concordancia, vibra con esa música; o bien manifiesta un rechazo vivido como un desinterés por falta de concordancia neurofisiológica, por falta de simpatía con la expresión del compositor.
Apreciar una obra musical es, en realidad, poder entrar en plena armonía con ella. Significa que nuestro cuerpo-instrumento está modelado, preparado fisiológica y culturalmente para integrar ese tipo música, para ejecutarla en sí mismo.
Apreciar a Chopin, por ejemplo, es vibrar con su expresión musical, como lo hace un instrumento afinado a las mismas resonancias; un laud por ejemplo. Las cuerdas se colocan en vibración reproduciendo a su turno un canto musical idéntico. Existirían también momentos donde la misma música no produciría ninguna vibración en nosotros, lo cual denotaría que a veces no estamos disponibles. En uno u otro caso se deduce también que somos o no receptivos en función de nuestro humor, porque la naturaleza humana es cambiante en ese dominio. Ciertos temperamentos serán -por afinidad electiva- siempre próximos del romanticismo de Chopin, así como su constitución de base será del mismo tipo, es decir, melancólica.
Toda expresión sonora que llega a ser musical marca un desarrollo en el tiempo. La música nos lleva a adoptar los movimientos que envuelven al músico durante su inspiración. Ella nos invita a usar las mismas cadencias que lo animaron durante su improvisación, a condición por supuesto que estas sean realizables rítmica y gestualmente por el auditor.
La música debe ser estudiada en relación directa con el sistema nervioso, porque indiscutiblemente sale de un sistema nervioso hacia otro sistema nervioso, donde el primero actúa como emisor y el segundo se comporta con un receptor. En este sentido el instrumento que mejor dominó Mozart, como ningún otro compositor, fue el cuerpo humano.
El sistema nervioso recibe el mensaje musical y se encarga de distribuirlo más o menos armoniosamente en el conjunto del cuerpo. El oído es el medio mas natural para efectuar estas operaciones.
La música, desde el punto de vista de su naturaleza, actúa por efectos de armonización interior, es decir, por explotación de los modos primitivos. La música suscita y estimula las modulaciones del sistema simpático hasta volverlos tangibles.
Las obras musicales por su parte, agregan a los modos de base del sistema simpático los ritmos de la vida exterior. Ritmos que son introducidos por la sociedad y la cultura, que van desde el gesto hasta el lenguaje y que tienen relación con toda la gestualidad. Los elementos folclóricos son reconocidos como los primeros generadores de este tipo de músicas.
Por ultimo, los lenguajes sonoros nos hacen revivir los estados emocionales, imbricando simultáneamente de una parte, los recuerdos sonoros percibidos y memorizados en los núcleos afectivos centro encefálicos que presiden la vida neurovegetativa y, de otra parte, los ritmos que llevan al cuerpo fuera de los códigos normalizados anteriormente.
De todo esto surge una estructura narrativa, una semiología sonora que se expresa en el cuerpo, con toda su dinámica externa e interna.
El oído, un dínamo del cerebro
Recordemos que el oído interno contiene en su vesícula laberíntica dos conjuntos de actividades aparentemente diferentes: el vestíbulo y la cóclea; pero que constituyen uno solo y un mismo órgano, que en el curso del tiempo se ha perfeccionado para responder a las nuevas actividades que ha debido asumir.
El vestíbulo - el mas arcaico de estos elementos - asegura la estática y la dinámica así como los movimientos de las diferentes partes del cuerpo. Todos los músculos sin excepción dependen de su actividad reguladora, incluso los músculos motores del ojo. Además, debido a los controles motores que debe realizar para mantener las posturas y la verticalidad, contrarrestando los efectos de gravedad, el vestíbulo aporta la mayor parte de las estimulaciones dirigidas al sistema nervioso.
En efecto, la fuerza de gravedad obliga permanentemente al cuerpo a mantener un verdadero dialogo con el medio ambiente. En consecuencia, mientras mejor es la verticalidad mayor es la estimulación nerviosa, mayor es la dinamización. El movimiento, la verticalidad y la carga cortical están así íntimamente ligadas.
Los sonidos recepcionados por los elementos del vestíbulo determinan las pulsaciones sincrónicas de los ritmos impuestos por la frase musical y producen la movilización de los líquidos en función de la importancia de esas pulsaciones. Mientras más se muevan mayores serán las contrareacciones musculares que se encuentran activadas, determinando así el movimiento, la marcha o la danza.
La función mas conocida de la cóclea es la de escuchar, es decir, recibir los sonidos, analizarlos y distribuirlos con el fin de integrarlos, memorizarlos y eventualmente restituirlos. Pero para que este aparato funcione óptimamente debe estar bien situado en el espacio. Para ello necesita actuar en perfecta coordinación con el integrador vestibular, que le asegure una postura vertical Toda esta regulación es posible gracias a los lazos neurológicos que existen entre la cóclea y el vestíbulo y los órganos sensorio-motores que regulan la posición del laberinto, es decir la cabeza, el cuello y además el instrumento corporal que se maneja de acuerdo a las respuesta vestibulares, previamente analizadas en el cerebelo.
Desde el punto de vista musical la cóclea permite el análisis de los sonidos y la integración de la música más allá del ritmo determinado por el vestíbulo. De esta manera el control del cuerpo se refuerza para que la organización coclear aumente sus potencialidades de análisis y de carga cortical. Y este es un punto muy importante para comprender la acción de los sonidos sobre la dinamización corporal.
Pero hay otra función que se ha descubierto del oído y que tiene relación con la generación de energía nerviosa. El oído se comporta como un dínamo y la mayor parte de la energía que necesita el cerebro proviene de la acción dinamogénica del aparato auditivo.
Un estudio realizado por científicos norteamericanos concluyó que el sistema nervioso humano necesita para alcanzar el nivel de vigilia (de conciencia) colectar 3 billones de estímulos por segundo por los menos cuatro horas y media por día. Mas del 90 % de esta carga de influjo nervioso la entrega el oído.
El integrador coclear tiene un campo de acción diferente al integrador vestibular porque se sirve esencialmente de los circuitos corticales, es decir, de una red concernida únicamente por el cerebro. No obstante hay que decir que una de las redes nerviosas que llega al cortex, específicamente a la zona de la memoria y del reconocimiento de la música, está ligada a otras redes nerviosas que reparten en dirección del cuerpo. Por esta razón, enfatiza Tomatis, podemos decir que la memoria no esta solamente en el cerebro, sino también corporizada, encarnada. El cuerpo recuerda los eventos vividos por la persona y particular aquellos inherentes a la música.
Toda esta actividad vestibulo-coclear, bien conocida por los zoologistas, permite vislumbrar ya los efectos del sonido en el conjunto del cuerpo humano.
Sonidos agudos de carga, sonidos graves de descarga
Entre los efectos relativos a la energetización del cerebro o del sistema nervioso, podemos distinguir sonidos de carga y sonidos de descarga.
Recordemos que en el aparato de Corti contenido en el oído interno, las células sensoriales no se distribuyen de la misma manera. La cantidad dependerá si la zona esta reservada a los sonidos graves, médium o a los sonidos agudos.
En la zona de los graves estas células son escasas (100). Son un poco más numerosas en la zona de los medios (500) y son muy numerosas en la zona de los agudos (24.000)
Los sonidos graves son fácilmente integrados en la zona de los sonidos de descarga, en particular aquellos que no contienen armónicos elevados. Sabemos con que fuerza los ritmos de los tambores que imponen estos sonidos graves llevan a las personas hasta el agotamiento total. Podríamos hablar de estados hipnóticos a través de los cuales la imagen del cuerpo se pierde en una exacerbación de la integración corporal vestibular sin utilización de la cóclea, que es el aparato responsable de la proyección cortical.
Los sonidos agudos constituyen en ciertas zonas, a ciertas intensidades y a ciertos ritmos, unos verdaderos generadores de energía. En esos casos la carga cortical sobrepasa de lejos el desgaste corporal y deviene, en cierta forma, energía positiva respecto de la Dinamizacion del conjunto del cuerpo.
Por otro lado, y debido a que la membrana timpánica está inervada por el nervio pneumogástrico, los sonidos agudos provocan la tensión del tímpano produciendo una disminución de la acción de este nervio en todo su territorio. En consecuencia, los órganos que podrían encontrarse perturbados por el estrés afectivo se distienden (laringe, pulmones, corazón, hígado, vesícula, riñones, intestinos, etc.). Y a la inversa, los sonidos graves no permiten que el tímpano se relaje provocando tensión en el pneumogastrico, cansancio y fatiga.
Los integradores neuronales, verdaderos distribuidores de sonido en el cuerpo
Según el doctor Tomatis, los integradores son redes neuronales sensitivo-sensoriales y motoras que aseguran las regulaciones y la coordinación de los movimiento y las posturas del territorio a cual son afectados. Son cibernéticamente autoregulados pudiendo alcanzar ciertas libertades funcionales tales como los automatismos.
Hay tres integradores pero solo dos de ellos, excluyendo el visual, están relacionados con los mensajes sonoros. Estos son el integrador vestibular y el integrador coclear. Ambos tienen como punto de partida el oído.
Estos circuitos neurológicos hacen intervenir diferentes redes sensitivas y motoras que constituyen verdaderos sistemas cibernéticos.
El sistema nervioso asociado al oído interviene permanentemente para regular los efectos de la música sobre el organismo. De esta manera estos integradores neuronales son vías funcionales obligatorias destinadas a distribuir los sonidos y a memorizarlos.
Se puede decir entonces que "el cuerpo no olvida". Ya sea se trate de lenguaje con toda la carga emocional involucrada o bien de mensajes musicales. En ambos casos las marcas persisten y manifiestan algún día su aprobación o su descontento. Habría mucho que decir sobre las consecuencias de estos fenómenos en el mundo psicosomático.
Satisface Mozart una necesidad de equilibrio neuronal ?
Todo ser humano normal o no, tiene la necesidad de encontrar una armonía en todos los niveles: corporal y psíquico. Esta armonía corporal y psíquica supone una coordinación homogénea, equilibrada y estética en verdadero sentido de la palabra. Y es en este plano donde encontramos el pleno sentido del efecto terapéutico de la música de Mozart.
Estos dos integradores neuronales (vestibular y coclear) son solicitados permanentemente y por la música de Mozart. Porque en una orquestación magistral, como lo son todas sus composiciones, ellos intervienen para optimizar la poderosa creatividad del hombre y darle toda la energía que necesita para estar plenamente consciente.
Mozart, un virtuoso del sistema neurovegetativo
El sistema neurovegetativo llamado en la antigüedad simpático, coordina toda la organización vegetativa. Tiene una función reguladora. Su puesta en resonancia con los ritmos biológicos evoca una similitud con algo... misterioso, sugiere Tomatis, porque este importante controlador de ritmos fisiológicos de base, tiene que estar querámoslo o no, conectado con algún emisor... tal vez en simpatía con el universo
Ciertas investigaciones relacionados con los ritmos de este sistema le confieren respuestas a fenómenos químicos, a demandas hormonales o a otras causas aun indeterminadas. Sin embargo los grandes ciclos a los cuales obedece y a los cuales nos invita a conformarnos deja entrever que el puesto de emisión no es otro que el cosmos mismo. Este tomado en una totalidad que apenas concebimos, regula, lo sabemos, no solo la vida celular en su constitución dinámica sino también toda la estructura orgánica concebida en su globalidad.
De hecho los ritmos fisiológicos reales nos aparecen como respuesta fenomenológica de un mecanismo biológico general en el cual todo vibra y todo respira , toda nace y muere, siguiendo un programa, del cual apenas entrevemos su desarrollo, y así escapa de nuestro entendimiento.
Dicho de otra manera, gracias al sistema neurovegetativo entramos en simpatía con el universo, que regula en nosotros los ciclos de los fenómenos de la existencia.: la reproducción, la nutrición, respiración, la circulación, la vigilia y el sueño. El mide nuestra carrera en el espacio sideral conformemente al tiempo que se nos ha acordado de vivir.
En esta aproximación poética del sistema nervioso todo es sonido, ritmo y cadencia. Tal vez la música encuentra aquí la trama de su existencia, sobre la cual funda su razón de ser. "Tengo todo para creerlo así", dice Tomatis.
El pneumogástrico: puente neurológico entre los ritmos del universo y los ritmos del medio ambiente.
El neumogástrico o sistema parasimpático es una inmensa red nerviosa que atraviesa todo el cuerpo inervando laringe, pulmones, corazón, vísceras, intestinos, etc. Su única emergencia exterior ocurre en el oído por la inervación de la membrana timpánica (por esta razón nos doblamos en cuatro cuando escuchamos un tiza crujir en la pizarra !)
Este nervio –dice Tomatis - constituye un puente neurológico que hace o debería hacer perceptible, a todos los niveles, la vida rítmica verdadera dictada por el universo y, de otro lado, la vida que nos impone el medio sociocultural.
Sin embargo, la saturación precoz de este nervio en el plano de la información neuronal hace que estos puentes pierdan su eficacia, dejándonos en la oscuridad sensorial, o sea sin poder percibir la vida rítmica del universo y de nuestro entorno.
Por las mismas razones, este nervio que los antiguos llamaron genialmente el <>, introduce una respuesta negativa frente a los mensajes subyacentes expresados por el simpático, es decir, la angustia. Y esta, como es sabido- inhibe la acción del sistema simpático provocando los signos asociados: palidez, sudoración, taquicardia, dificultad respiratoria, dolores epigástricos, sensación de vacío estomacal, vértigos, etc.
La estrategia utilizada actualmente contra el estrés está directamente relacionada con la actividad del nervio pneumogástrico el cual, en paralelo con el simpático, rige el universo neurovegetativo.
La piel, un pedazo de oído diferenciado
La piel es un pedazo de oído diferenciado, explica Tomatis, contrariamente a lo que se enseña habitualmente. Y esto porque las investigaciones permiten suponer que los aparatos cutáneos receptores son el resultado de adaptaciones de las células de la línea lateral de los peces inferiores. Estas células darían entonces origen a las células de Corti y a las células de los aparatos táctiles cutáneos, verdaderos elementos de adaptación a la vida aérea de esta excepcional célula primaria.
Tomatis atribuye al oído una autonomía tal que lo presenta como un órgano esencial; como el primer órgano constituido y operacional, anterior a la formación del sistema nervioso autónomo, y este ultimo dependiendo también del oído.
Todo lo que vive vibra
"Todo lo que vive vibra", nos explica el doctor Tomatis. Todo lo que se organiza para alcanzar una participación reflexiva frente a la vida, manifestada por los ritmos, los ciclos y las secuencias, se orienta a la elaboración de un sistema nervioso. Y todo demuestra que la actividad de este sistema depende del numero de estimulaciones que reciba.
El metabolismo asegura solo la mantención vegetativa. Pero cuando el sistema nervioso, base de la dinámica reflexiva, se desarrolla a su máximo nivel, entonces emerge la conciencia, "como una emanación embriológica", dice Tomatis.
El hombre se presenta para Tomatis como un gran oído atento y sensible a los cambios sonoros del medio ambiente y a la vez, le permite ponerse en resonancia con el mismo medio, a nivel de la escucha.
Todo lo que vive emite, de alguna manera y en el sentido mas ontológico del termino, su propia secuencia vibratoria, su propia música. Y la misma música cuando retorna produce una acción particular sobre esta materia viviente, ya sea activando o vivificando, ya sea estimulando o inhibiendo las funciones fisiológicas vibratorias existentes.
EL ANALISIS ESPECTRAL DE LA MUSICA DE MOZART
Tomatis presenta varios gráficos denominados espectrogramas realizados sobre diferentes obras de compositores (Mozart, Salieri, Beethoven, Bach, Haydn, Wagner y Cantos Gregorianos). El procedimiento permitió revelar características bien especificas y significativas de cada uno de ellos.
En los gráficos el eje de las X (abscisa) indicaba el desarrollo en el tiempo en milisegundos, mientras que el eje de las Y expresaba las frecuencias desde los graves hacia los agudos hasta los 10 kHz. El negro señala la presencia de sonido, el blanco la ausencia. Las rayas verticales representaban la diferencia de tiempo entre dos notas.
En Mozart (por ejemplo, en Exultate, Jubilate KV.165) la diferencia de tiempo entre una nota y la otra es de 0.5 segundos, es decir acordes tocados a la negra sobre un compás de 4 tiempos. Un espacio de 0.5 segundos equivalente a 2 segundos por compás, es decir 120 negras por minuto, o sea un tempo de 120. Esto en cuanto la velocidad de ejecución.
En cuanto al espectro frecuencial, la música de Mozart se reconoce sistemáticamente por características bien especificas que no se encontraron en ningún otro compositor.
En primer lugar, el aspecto bien desligado de la frase musical ofrece un pasaje fluido, que no traduce ningún signo de monotonía. Y esto se constató en cualquiera obra examinada.
En segundo lugar, la gran movilidad de los tejidos armónicos (gerbes sonore) contribuyen a asegurar la característica particularmente vivaz y a menudo "juguetona" (enjoué) de las composiciones mozartianas.
Por ultimo, la constante base rítmica subyacente inscrita en un tiempo permanente, verdadero substrato de una batido cada 0.5 segundo, determinan de esta manera una modulación de 120 pulsaciones por minuto. Esta modulación puede ser identificada de manera sistemática y se la puede encontrar en cualquiera muestra mozartiana que se escoja.
En el análisis de un Motette de A. Salieri, el contemporáneo mas implicado en la vida musical donde evolucionaba Mozart, se encontró una modulación de base mas anárquica, menos fluida y que presentó en el espectrograma, de manera discontinua, distancias de 0.7 segundos, lo cual le imprime un ritmo de fondo mas lento y menos sostenido.
El análisis del comienzo de la Sinfonía Nº 5 de L.V.Beethoven revelo un ritmo de fondo basados sobre 0.8 segundos.
En el análisis de Bach, Tomatis explica que los espectrogramas dejan en evidencia su estructura propia, intelectualizada. Agrega, que un paralelo diferencial entre una Variación Goldberg y un concierto de Mozart son suficientes por si solos para revelar las divergencias a nivel de ritmos.
Por el contrario, el único músico citado en este estudio que habría tenido la noción de lo que era la armonía fundada sobre bases fisiológicas fue Haydn. Basta ver, dice Tomatis, el espectro que resulta de la Sinfonía Nº 30 en DO mayor (alleluia, allegro), para ver hasta que punto Haydn llegó a aproximarse de la realidad mozartiana. Su reencuentro con el joven compositor fue para él una revelación de la veracidad de su búsqueda. Una sola diferencia se aprecia que tiene relación con una modulación de base centrada en 0.4 segundos.
Finalmente el análisis de un canto gregoriano de Solesmes, caracterizado por el hecho que no existe nada parecido en las músicas clásicas habituales. Su ritmo de base es lento y tranquilo. Sus rebotes internos en volutas salen de lo común. Ellos se suceden en ritmos y en intervalos regulares que se renuevan periódicamente cada 4 segundos, al interior de las cuales se perciben pulsaciones a cada segundo, o sea 60 pulsaciones por minuto. En otras palabras, Mozart dividido por dos.
"Doscientos años han pasado después de la desaparición de este gigante de la música, sin embargo su presencia crece como una realidad profética que se confirma con el tiempo. Mozart, el iniciador de las generaciones del futuro, permanecerá sin duda vigente por largos decenios mas".

* * *

Nota: Todas las ideas expuestas corresponden a extractos del libro "Pourquoi Mozart" de Alfred Tomatis (1991) y han sido traducidas e interpretadas por Fernando Nuñez.

L’EFFET MOZART SUR LE RAISONNEMENT ABSTRAIT-VISUEL

Par Gilles Parenteau, psychologue scolaire Commission scolaire du Chemin-du-Roy




" La musique de Mozart correspond à une structure très profonde du cerveau. Mozart a exprimé un cerveau, celui de tous les hommes, la copie de ce qu’il y a dedans. " (Henri Laborit, dans une entrevue télévisée.)
On ne pourrait nier l’influence de la musique dans plusieurs domaines de l’activité humaine. Sous un air euphorisant de marche de John-Philip Sousa, on pourrait envoyer à la guerre les moins braves des soldats. Tous les genres de musique ont leur effet : musique de film, d’église, de danse, de relaxation, etc. La plupart du temps, ces types de musique s’adressent au cerveau limbique. Si l’on reconnaît que la musique a un effet sur les comportements humains, les sentiments, les attitudes et la motivation, on serait cependant sceptique quant à un effet sur le raisonnement. Pourtant des chercheurs du " Center for the Neurobiology of Learning and Memory " de l’Université de Californie à Irvine, ont vérifié l’effet de la musique de Mozart sur le raisonnement.
Première recherche sur l’effet neurophysiologique Mozart
Dans une première étude, les chercheurs de ce centre, Frances H. Rausher, Gordon L. Shaw et leurs collègues ont soumis 36 collégiens à trois conditions expérimentales d’une durée de dix minutes chacune : 1) écouter la sonate pour deux pianos en ré majeur, K.448 de Mozart; 2) écouter une cassette audio donnant des consignes de relaxation et 3) demeurer en silence. Dans les 15 minutes qui suivaient ces trois conditions expérimentales, les collégiens étaient soumis à l’un de ces trois sous-tests de raisonnement abstrait-visuel du Stanford-Binet : soit analyse de modèles, matrices ou pliage et découpage de papier.
Les scores moyens obtenus ont été convertis en QI. Le groupe Mozart a obtenu un QI de 119 en comparaison de 111 et 110 pour les groupes relaxation et silence respectivement. L’analyse de variance a révélé que les étudiants du groupe Mozart performaient mieux aux tests de raisonnement abstrait-visuel (F2,35 = 7,08; P = 0,002). La performance intellectuelle du groupe Mozart diffère significativement de celle des deux autres groupes, relaxation et silence (Scheffet =3,41, P = 0,002; T = 3,67, P = 0,0008 respectivement). Les performances des groupes relaxation et silence ne diffèrent pas l’une de l’autre. L’effet Mozart mesuré dans cette recherche est l’effet produit par la sonate dans les 15 minutes qui suivaient l’audition de dix minutes. On ne sait ici si cet effet sur le raisonnement persiste au-delà des 15 minutes de la période de testing.
Deuxième recherche sur l’effet neurophysiologique Mozart
C’est dans leur deuxième recherche de 1994 que ces mêmes chercheurs ont vérifié si l’extinction de l’effet Mozart est constante. Ils ont voulu vérifier du même coup les bases neurophysiologiques de cette amélioration du raisonnement abstrait-visuel.
Ils ont donc soumis 79 étudiants à trois conditions expérimentales sur une période de cinq jours : 1) écouter la même sonate de Mozart, K.448, utilisée dans la première recherche, 2) demeurer dans une situation silencieuse et 3) écouter de la musique de Philip Glass, une histoire sur ruban audio et un morceau de danse. Les sujets étaient ensuite évalués avec 16 figures abstraites semblables à des feuilles de papier pliées projetées sur un écran pendant une minute chacune. L’exercice consistait à dire à quoi ressembleraient ces figures si elles étaient dépliées.
Les trois groupes ont amélioré leur performance en raisonnement abstrait-visuel du jour 1 au jour 2 : la reconnaissance des figures dépliées par le groupe Mozart s’est élevée à 62% comparativement à 14% et 11% pour les groupes " silence " et " mixte " respectivement. Durant les trois jours suivants, le groupe Mozart a continué d’atteindre les plus hauts scores, alors que les performances des deux autres groupes ne s’améliorèrent plus significativement.
Renforcement des processus de l’hémisphère droit
Selon les auteurs de ces deux recherches, l’écoute de la musique de Mozart contribue à calibrer la conduction nerveuse dans le cortex, particulièrement par le renforcement des processus créatifs de l’hémisphère droit associés au raisonnement spatio-temporel. Écouter Mozart faciliterait les opérations de symétrie associées aux plus hautes fonctions cérébrales, de même que la concentration et la pensée intuitive. Selon ces chercheurs, la musique de Mozart "réchauffe" le cerveau parce qu’elle est une musique complexe et qu’elle a un effet sur les configurations neurologiques complexes impliquées dans les activités cérébrales, telles que les mathématiques et les parties d’échecs. Une musique simple et répétitive pourrait avoir l’effet inverse. D’après les effets neurophysiologiques notés dans les encéphalogrammes administrés lors d’études préliminaires et complémentaires, les auteurs voient une similitude entre la disposition des cellules nerveuses en colonnes dans le cortex cérébral et l’architecture de la musique de Mozart.
Visualisation de la musique de Mozart
La complexité de la musique de Mozart a été illustrée en spectrogrammes par Alfred Tomatis qui les a publiés dans son essai "Pourquoi Mozart". Comparés aux spectrogrammes d’extraits des œuvres de Bach, Beethoven, Haydn et Wagner, ceux de Mozart traduisent une musique d’allure déliée avec coulée fluide, sans aucun signe de monotonie. Elle compte une grande mobilité de gerbes sonores avec une modulation d’environ 120 pulsations à la minute.
Musique sans évocation verbale et visuelle
Des experts mozartiens comme Didier Raymond explicitent davantage la spécificité de la musique de Mozart. Dans son essai "Mozart une folie de l’allégresse", cet expert expose comment la musique de Mozart, même dans les opéras, est la plus silencieuse ou non verbale des musiques existantes, sans évocation sentimentale ni visuelle, sans idée ni vision du monde, sans référence à du passé, sans point d’appui ou repère autre que musical. Du non verbal à l’état pur. Dans ses opéras, la musique s’éloigne toujours du livret : jamais elle n’endosse la signification des paroles. Didier Raymond croit que c’est par une sorte de loi des contraires que Mozart réussit à demeurer non verbal, par le jeu de l’inversion qui récuse ce qui précède.
Renversement – inversion
Philippe Auxetier, expert de premier plan dans les analyses de la personnalité et des œuvres de Mozart, a examiné cet aspect fondamental de la pensée et de la musique de Mozart : le renversement. Toute composition de Mozart est sous-entendue par le principe du renversement-inversion. Les motifs et les groupes sont repris en miroir vertical (inversion) ou en miroir horizontal (renversement) ou en double-miroir (renversement-inversion). Auxetier rattache ce procédé à une régression anale.
Sublimation et transformation d’énergies naturelles
D’autres analystes mozartiens tel que Norbert Elias dans "Sociologie d’un génie" attribue la complexité de cette musique à la sublimation. Dès son plus jeune âge, dans le cadre d’une relation pédagogique exceptionnelle avec son père, Mozart commençait déjà à traduire et satisfaire en musique tous ses besoins et désirs les plus fondamentaux.
Quoiqu’il en soit, la complexité de la musique de Mozart résulterait d’une combinaison de facteurs de son génie : habileté exceptionnelle à employer le contrepoint, constance de l’hémitonisme ou chromatisme, renversements et inversions, contenus relevant de la sublimation, assimilation de tous les courants musicaux, pulsation d’environ 120 à la minute et la conception elle-même de la musique que se faisait Mozart. Un ensemble de facteurs rend donc cette musique complexe, totalement non verbale et universelle.
Dernière recherche de Rauscher et Shaw et autres
Dans leur troisième et dernière recherche sur l’effet Mozart, en 1997, Rauscher, Shaw et d’autres collègues ont observé 78 enfants répartis en trois groupes. Les 34 enfants du premier groupe ont reçu des leçons privées de piano. Le programme comprenait les aspects suivants : intervalle entre les notes, coordination motrice fine, techniques de doigté, lecture à vue, notation musicale et exécution de mémoire de mélodies simples de Mozart et Beethoven. Le deuxième groupe, 20 enfants, a reçu des leçons privées d’ordinateur et le troisième groupe, 24 enfants, a servi de groupe témoin. L’amélioration du raisonnement spatio-temporel du groupe "leçons de piano" a été supérieure à un écart-type du test standardisé utilisé. L’effet a duré au moins une journée, ce qui signifie que l’effet est considéré comme étant à long terme. Il s’agit d’une amélioration en temps d’un facteur de plus de 100 par rapport aux deux recherches précédentes.
L’évidence de l’effet de la musique et particulièrement de celle de Mozart sur le raisonnement non verbal a eu pour conséquence que nombre d’écoles publiques américaines ont mis du Mozart comme musique de fond dans les classes, car simplement l’écouter, sans leçons de musique, a le même effet. Loin de nuire à l’attention-concentration, la musique l’améliore. Cette musique, totalement non verbale, même dans les opéras, ne perturberait jamais les processus verbaux et séquentiels de l’hémisphère droit. Il aurait été souhaitable que ces chercheurs aient vérifié s’il y avait un effet Mozart sur les fonctions propres à l’hémisphère gauche.
On peut trouver chez tout bon disquaire des CD Mozart, tels que "Music for the Mozart Effect" et "Mozart for your Mind, Boost your Brain Power with Amadeus". Toutes les compositions de Mozart peuvent être utilisées. Dans les classes de maternelle, pendant n’importe quelle activité, il serait indiqué d’entendre Mozart tous les jours durant au moins une heure.
Le dernier mot revient à Mozart : "Les concertos (K.413-414-415) tiennent juste le milieu entre le trop difficile et le trop facile. Ils sont très brillants, agréables aux oreilles, naturels, sans tomber dans la pauvreté. Çà et là, les "connaisseurs seuls" peuvent y trouver aussi satisfaction, pourtant de façon que les non-connaisseurs en puissent être contents, sans savoir pourquoi". Lettre de Mozart à son père, 28 décembre 1782.

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jeudi 25 décembre 2008

La rumination Mentale ou « ressassage »

Définition


La rumination mentale est un véritable fléau.
C’est un état pathologique qui conduit à la maladie de l’âme et à celle du corps.

Principe

L’être humain doit vivre, faire l’expérience de la vie.
Vivre réellement signifie vivre au présent, dans le présent.
Il n’y a que dans le présent que l’on peut et doit vivre.

Constat

La rumination mentale empêche de réellement vivre.
La rumination mentale provient de la domination de l’intellect.

Symptomatologie du ruminant/rumineur/ressasseur

Le ruminant est toujours dans le passé.
Le ruminant ressasse constamment ce qu’il a manqué.
Il répète indéfiniment les mêmes pensées destructrices.
Le processus de répétition de pensées d’échec enveloppe l’esprit et le corps fin-matériel d’une couche fin-matérielle plus dense et plus sombre, qui, à la longue, corrode l’intégrité du corps astral et celle du corps gros-matériel, en particulier celle de la substance cérébrale, ce qui, à terme, se traduit par l’irruption de toutes sortes de maladies, psychiques et corporelles.

Effets négatifs de la rumination

La rumination oppresse.
Dans la rumination, l’être humain se lie.
Dans la rumination, l’être humain se regarde lui-même.

Attitude juste face à la difficulté, l’erreur, l’échec

Rencontrer des difficultés sur son chemin est normal.
Se tromper de bonne foi peut aussi arriver.
Connaître l’échec est, au cours d’un parcours de progression, aussi normal.
Par la difficulté, l’erreur, l’échec, l’être humain peut aussi apprendre et donc progresser.
Pour cela, il faut qu’il en reconnaisse la cause et qu’il se change intérieurement afin de ne plus connaître que la réussite.
La reconnaissance est un processus spirituel et non pas intellectuel.
L’erreur et l’échec ont beaucoup à nous apprendre, à condition que nous les considérions comme des marches vers le But.
L'enseignement de l’échec résultant de l’erreur commise, nous devons, certes, nous l'approprier, mais pas avec l'observation après coup résultant de la pensée ; cela doit se faire uniquement dans l'Intuition du moment.
C’est donc instantanément que l’on peut apprendre de son échec, à l’instant même où celui-ci se produit.
Ruminer longuement sur l’échec, non seulement ne sert à rien, mais est préjudiciable. Car, tandis que la réflexion demeure à la périphérie, la cause de l’erreur est enfouie profondément dans l’être humain.

Se guérir de la rumination

Un rire joyeux et cordial est le plus grand ennemi des ténèbres.
C’est le But, et non nous-mêmes, que nous devons regarder, un But haut, pur, lumineux.
Pour ne pas devenir victime de la paralysante rumination, nous devons pleinement accueillir, quel qu’il soit, heureux ou malheureux, agréable ou douloureux, l'événement qui se présente et le vivre instantanément, de bout en bout, en nous-mêmes.
Il faut donc, tout d’abord, le laisser complètement entrer à l’intérieur…, sans lui barrer la porte.
Ce n’est qu’ainsi qu’à partir du for intérieur il va, inversement, refluer à travers le cervelet – c’est-à-dire le cerveau d'Intuition -, sur le cerveau d'intellect, lequel va, à son tour, sur la base du réellement vécu, élaborer la réponse appropriée au dit événement, laquelle pourra être soit une forte et efficace défense aboutissant à la victoire, soit, au contraire, l’instauration des conditions créant une ouverture plus grande, en fonction de la nature de l'événement arrivé de l’extérieur.
Mais si, avec l’événement extérieur, le cerveau ferme les écoutilles avant que l’esprit ait pleinement reconnu de quoi il s’agit, la réponse donnée par le cerveau à l’événement ne sera jamais appropriée !
Et il continuera toujours à ruminer à ce sujet, sans jamais trouver la solution…
Ici et maintenant, cela seul est réel et existant, pour l’esprit humain incarné.
Tout le reste appartient au rêve ou même à la fantasmagorie…
Toi qui veux accueillir le Présent de la Vie, sois présent pour Ta vie !

«Rire, c'est risquer de paraître idiot. Pleurer, c'est risquer de paraître sentimental. Tendre la main, c'est risquer de s'impliquer. Exposer ses sentiments, c'est risquer d'être rejeté. Faire part de ses rêves, c'est risquer le ridicule.
Aimer, c'est risquer de ne pas être aimé en retour. Aller de l'avant malgré les probabilités contraires, c'est risquer l'échec.
Mais il faut prendre des risques, car le plus grand danger dans la vie, c'est de ne rien risquer.
Celui qui ne risque rien, ne fait rien, n'a rien, n'est rien.
Il peut éviter de souffrir et de pleurer, mais il ne peut apprendre, sentir, changer, grandir ou aimer.
Seul est libre celui qui prend des risques.»
(Anonyme)

Toi qui veux accueillir le Présent de la Vie,sois présent dans Ta vie !

Christian Perrac

Le jugement sur les autres

«Ne jugez pas si vous ne voulez pas être jugés!»
- Jésus - (Matthieu VII, 1)


«L’on vous jugera du jugement dont vous jugez.»
- Jésus - (Matthieu VII, 2)


«De la mesure dont vous mesurez vous serez mesurés.»
- Jésus - (Matthieu VII, 2)


«Pourquoi vois-Tu le copeau qui est dans l'œil de Ton frère,et n'aperçois-Tu pas la poutre qui est dans Ton œil?»
- Jésus - (Matthieu VII, 3)


«Ne jugez point, et vous ne serez point jugés;ne condamnez point, et vous ne serez point condamnés;absolvez, et vous serez absous.»
- Jésus – (Luc, VI, 37)


«Un coup de langue est pire qu’un coup de lance.»
- Esope -


«Tout ce que tu dis parle de toi,surtout quand tu parles d’un autre!»
- Paul Valéry –



Comment voir correctement le copeau qui se trouve dans l'œil de l'autre lorsque, déjà, l'on ne voit pas la poutre que l'on a dans son propre œil?


Le jugement sur autrui, souvent associé - mais pas toujours - au bavardage stérile, est l’un des passe-temps favoris des êtres humains. Mais qu’en ressort-il? Pour les «jugeurs» et pour les «jugés», leurs prochains? Du bon? Du mauvais?

L’être humain a-t-il le droit (moral) de juger son prochain? Cela peut-il lui porter profit? Cela peut-il lui nuire? (au «juge{ur}»!) Et quels effets cela peut-il y avoir sur le prochain ainsi {souvent mal} jugé?


Et si l’être humain a le droit, voire même le devoir, de juger, alors qui ou quoi peut-il juger? Et en quelles circonstances?

Un Juge, pour se montrer digne de sa fonction, devrait toujours être un Porte-Parole de la Justice Divine sur Terre. Mais qu’en est-il des jugeurs?

L’observation des jugeurs et de leurs jugements montre qu’avec des paroles toutes faites et des expressions «bateau» un être humain veut, souvent, de sa propre autorité – c’est-à-dire en plaçant son petit ego au centre de tout -, lui-même s’ériger en juge et juger quelque chose ou même quelqu’un pour quoi ou pour qui il n'a, pourtant, en réalité, de façon frappante pour l'observateur impartial et objectif, aucune réelle notion lui permettant de parvenir à une profonde compréhension de la chose considérée et des êtres concernés.

En outre, ainsi que le dit justement le proverbe «Qui n’entend qu’une cloche n’entend qu’un son!» et il est pourtant fréquent de voir que le jugeur, dans la précipitation de son intellect, veut déjà rendre son jugement définitif après n’avoir entendu qu’une seule des parties.

Ce n’est pas pour rien que, comme le mot «partiel», le mot «partial» dérive du mot partie. Celui qui, pour rendre son jugement, n’écoute que l’une des parties en présence, de par son jugement nécessairement partiel se montre forcément partial.

«L’on ne peut être juge et partie!» dit fort justement la maxime, mais celui qui n’écoute qu’une seule partie prend partie, devient lui-même l’une des parties et ne peut donc plus juger sainement.

C’est ainsi, qu’il s’agisse ou non de jugements officiels, il est très fréquent que l’on observe un juge{ur} prononcer un jugement – voire une condamnation – vis-à-vis de quelqu'un, alors qu'en réalité le jugeur est bien plus lourdement chargé – même en regard de ce dont il est question dans le jugement - que le jugé ne l'est.

Quant à celui qui est à même d'observer ce qui se passe, en réalité, dans l’Au-delà, lorsque le jugeur émet ses avis péremptoires (= «c’est comme je le dis et pas autrement!»), il est obligé de rire dans ses moustaches, car plus d'un jugeur, par son discours radical, prononce, en fait, à son insu, son propre jugement, livre à tout le monde, sans qu’il en soit conscient, sa propre vie intérieure, et blâme – souvent publiquement! - uniquement son propre état d'âme! C’est profond le sens de la parole de Paul Valéry: «Tout ce que tu dis parle de toi; surtout quand tu parles d'un autre!» Il y aurait vraiment là de quoi {sou}rire si, en réalité, ce n’était pas si triste!



Source et suite: http://ecoledevie.fr/13.html

jeudi 11 décembre 2008

le sénateur Robert Byrd

le sénateur Robert Byrd

Discours prononcé le 12 février 2003 par le sénateur de l’Etat de Virginie Robert Byrd, juste avant le déclenchement de l’attaque de Washington contre l’Irak. Il prononça ce discours devant une salle pratiquement vide et personne ne donna écho à ses propos.